Sotto
il maestro unico 40mila tagli
Entro il 2011 la riduzione
delle cattedre alle elementari
In un colpo solo, fatta metà dell'opera. Con
il ritorno al maestro unico, il ministro dell'Istruzione,
Mariastella Gelmini, realizzererebbe quasi il 50% del piano
di risparmi imposto alla scuola dal decreto legge 112-2008,
la manovra finanziaria estiva. Secondo quanto risulta a
ItaliaOggi, le stime ufficiose del tandem Economia-Istruzione
parlano infatti per le elementari di un taglio di circa
40 mila cattedre. «La riforma è motivata
dalla necessità di dare ai bambini un punto di riferimento
pedagogico unico», spiega Giuseppe Valditara, responsabile
scuola e università di Alleanza nazionale.
Ma
dietro la revisione dei modelli didattici delle elementari
-oggi scuola primaria- vi sarebbe forte lo zampino dei tecnici
dell'Economia. Che nelle riunioni della commissione mista,
che presiede all'attuazione del decreto a viale Trasvetere,
hanno fatto la voce grossa con i colleghi dell'Istruzione.
Indicando chiaramente i campi di azione per ridurre le spese:
abolizione dei docenti specializzati alla primaria con il
ritorno a un solo maestro per classe, contrazione dell'orario
di lezione e delle materie nelle medie e superiori, in particolare
presso gli istituti tecnici; accorpamento delle scuole dei
piccoli centri, con l'eliminazione di circa 1300 sedi.
Il tutto per tagliare entro il 2011 circa 87 mila cattedre.
Un piano molto ambizioso, visto che molte scuole, in questi
giorni propedeutici dall'avvio del nuovo anno scolastico,
già lamentano di essere in difficoltà per
la copertura delle classi. Eppure i tagli fatti per il 2008
sono «solo» 11 mila, quelli imposti dalla Finanziaria
di Tommaso Padoa-Schioppa. Ma il ministro dell'Economia,
Giulio Tremonti, pretende molto di più dalla scuola,
il settore più corposo, per numero di dipendenti,
del pubblico impiego. E così ha stilato una tabella
di marcia, con tanto di penali (ovvero il blocco alla fonte
dei finanziamenti in misura pari ai risparmi non realizzati)
che non ammette deroghe. Si parte dalla riforma del mastro
unico, che pure la Gelmini, solo poche settimane fa in un'intervista
radiofonica, aveva cautamente allontanato come ipotesi operativa.
«E' chiaro che razionalizzare la rete scolastica impone
alcune scelte», aveva detto, « ma credo che
le elementari siano un ciclo scolastico che funziona, lo
dicono anche i dati Ocse-Pisa, e quindi mi auguro che non
sarà necessario tornare al maestro unico».
A ridosso di Ferragosto, però, la Gelmini aveva fatto
capire che alla fine si sarebbe andati a finire lì:
«In un'ottica di riduzione della spesa pubblica e
di razionalizzazione della spesa della scuola è una
delle ipotesi al vaglio da parte del ministero». Il
maestro unico è andato in soffitta nel 1990 con il
ministro dell'Istruzione Gerardo Bianco. Attualmente la
scuola primaria conta150 mila maestri specializzati per
ambiti disciplinari (italiano, storia e geografica, matematica
e scienze) che si alternano su due classi. Complessivamente
103 mila classi, che nel giro di pochi anni dovranno ritornare
ad avere un solo maestro. Le stime parlano di un
taglio possibile di 40 mila posti, che potrebbe salire a
50 mila a seconda di come verrà articolata la nuova
didattica e soprattutto l'orario di lavoro dei docenti.
Insomma, circa il 20% del complessivo organico di diritto
delle elementari.
«Quando negli anni '80 rimettemmo mano alle elementari
lo facemmo per adeguare la scuola a un'utenza che era fortemente
cambiata», spiega a ItaliaOggi Alberto Alberti, componente
della commissione riformatrice che abolì il maestro
unico, «in cui il bambino non aveva più nella
scuola l'unica fonte di formazione. C'era bisogno di dare
qualcosa in più rispetto al maestro tuttologo. Mi
pare difficile ora tornare al passato, e per farlo bisognerà
tra l'altro rivedere la formazione di tutti i docenti in
servizio». Già sul piede di guerra i sindacati.
«Un'operazione vergognosa dettata da motivazioni solo
finanziarie», attacca Francesco Scrima, segretario
della Cisl scuola, che così poi sintetizza il giudizio
sulla Gelmini: «5 in condotta, 4 in pedagogia».
Parla di «un'idea sbagliata», Massimo Di Menna,
segretario della Uil scuola, «anche perché
intacca il segmento che oggi funziona meglio in Italia,
come testimoniano le rilevazioni Ocse». Molto duro
anche Enrico Panini, numero uno della Flc-Cgil: «Incredibile,
si propongono per i ragazzi di oggi soluzioni didattiche
che andavano bene negli anni '60. Questo governo guarda
al passato, non costruisce il futuro».
30/08/2008 |